Falconara Marittima: fiamme, paura e polemiche sulla comunicazione delle emergenze
Falconara Marittima vive una nuova drammatica scena: intorno alle 22.30 di ieri sera, una violenta deflagrazione ha scosso il cuore della Raffineria API, lasciando dietro di sé fiamme ingenti e un alone di paura che ha fatto correre la memoria agli incidenti del passato, quando episodi simili avevano tragicamente reclamato anche delle vite.
L'incidente e le operazioni di emergenza
Secondo le prime ricostruzioni, il rogo sarebbe avuto origine in uno degli impianti di desolforazione del gasolio. La deflagrazione, udibile a chilometri di distanza, ha subito dato vita a un incendio che ha avvolto la struttura in una nube densa di fumo, accompagnata da un persistente odore di idrocarburi. Numerose chiamate al 112 hanno rivelato l’allarme e il panico tra i cittadini, preoccupati per l’improvvisa escalation dei fatti.
Immediatamente attivati, i vigili del fuoco hanno accorso sul posto per sostenere il personale interno della raffineria. Squadre provenienti da Ancona, Jesi e Senigallia si sono unite a quelle di Macerata e Fermo, coordinati dal comandante Patrizietti. Il lavoro per contenere le fiamme e mettere in sicurezza l’area è proseguito per molte ore, con interventi anche dei tecnici dello stabilimento per eseguire le necessarie verifiche. Le operazioni si sono concluse intorno alle 3.30 del mattino, senza la registrazione di feriti o intossicazioni, ma con il ricordo doloroso degli episodi passati.
Reazioni e polemiche
L’accaduto ha scatenato immediatamente una reazione critica da parte dei cittadini e degli organi di tutela ambientale. Il Comitato Mal’Aria Falconara-Castelferretti ha denunciato gravi lacune nella comunicazione d’emergenza, evidenziando come durante quei minuti critici la popolazione residente, specialmente quella in prossimità della raffineria, sia rimasta all’oscuro della gravità della situazione.
«Siamo tutti ostaggio di un qualcosa che non è compatibile con questo territorio – si legge in una nota stampa del Comitato – l'azienda non è compatibile, le istituzioni non ci rappresentano, e gli enti di controllo sembrano essere assenti nei momenti decisivi», ha dichiarato il portavoce, rimarcando l’urgenza di un sistema di allerta più tempestivo e trasparente.
Anche il consigliere regionale Dem Antonio Mastrovincenzo ha espresso la sua indignazione, sottolineando come la popolazione sia stata informata solo attraverso le immagini drammatiche condivise sui social network. «Il Comune non ha inviato alcun segnale acustico di allerta, né attivato il sistema di messaggistica Whatsapp. È inaccettabile che dopo l'incidente si debba fare chiarezza su un sistema di emergenza che ha lasciato tutti all'oscuro», ha dichiarato Mastrovincenzo, annunciando la deposizione di una interrogazione urgente in Consiglio regionale per fare luce sulle responsabilità in merito.
Un appello a maggior trasparenza
L’episodio riaccende un dibattito che da tempo riguarda non solo la sicurezza nei siti industriali, ma anche la comunicazione verso la cittadinanza in situazioni di emergenza. La richiesta è quella di applicare il principio di precauzione con tempestività: in quei minuti critici, ogni istante è fondamentale e l’assenza di informazioni può aggravare ulteriormente la sensazione di smarrimento e vulnerabilità dei cittadini.
Se da un lato non si sono registrati danni fisici o intossicazioni, dall’altro l’impatto psicologico e la sfiducia nei confronti delle istituzioni sono palpabili. Resta da vedere quali provvedimenti verranno presi per evitare che episodi simili possano ripetersi, e se sarà finalmente messo in atto un sistema di comunicazione che metta al primo posto la sicurezza e il benessere della comunità.
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