Ancona, pappagallo fugge e torna a casa... parlando anconetano stretto!"

 ANCONA – A volte la vita supera di gran lunga la fantasia. E a volte lo fa con un accento inconfondibile, quello asciutto e sincero del dialetto anconetano. È la storia, vera e propria, di un pappagallo grigio africano di nome Nigel, scomparso quattro anni fa dalla casa del suo padrone, Darren Chick, un inglese doc trapiantato nel capoluogo dorico.

Quando Nigel levò il volo da un balcone di corso Stamira, era il ritratto vivente di un lord britannico: elencava i nomi delle navi nel porto con un inglese impeccabile e forbito. Il suo "Good morning!" risuonava preciso ogni mattina.

Ma il mondo, fuori da quella finestra, aveva in serbo per lui un destino ben diverso. Un destino tutto anconetano. Ritrovato per caso la scorsa settimana e identificato grazie al microchip, il suo ritorno a casa è stato un momento da lasciare a bocca aperta. All'arrivo di Darren, infatti, Nigel non ha sferrato il suo solito inglese. Si è invece presentato con un sonoro e caloroso "Tafadantelculo" , un classico saluto anconetano.

Il mistero di come un pappagallo british si sia trasformato in un perfetto "sciò" del porto si è svelato poco dopo. Una famiglia del rione Capodimonte, infatti, ha contattato i giornali locali disperata: a loro era appena volato via Morgan, il pappagallo di casa.

A ricomporre il puzzle è stata Lisa Bianchi, la nipote. I suoi nonni, anconetani veraci da sette generazioni, avevano trovato l'uccello affamato e impaurito sul loro terrazzo anni prima. Il nonno, Gianni, lo aveva adottato e ribattezzato affettuosamente "Lu Cich" (il pappagallo) e, tra una passeggiata al Passetto e una chiacchierata in tavernetta, gli aveva insegnato tutto il dialetto che sapeva, specialmente dopo la scomparsa della nonna, che amava canticchiargli le vecchie canzonette del porto.

"Per mio nonno, Lu Cich è un pezzo di lei che è tornato", ha raccontato Lisa con la voce rotta dall'emozione. E non era solo il dialetto il suo talento: Morgan/Nigel aveva imparato a imitare alla perfezione il fischio del traghetto per la Croazia, il richiamo del venditore di pesce sotto casa e il rumore dello scooter del vicino che non parte mai al mattino.

Davanti a questo legame viscerale con la città e la sua famiglia adottiva, Darren Chick, seppur con un groppo in gola, non ha avuto esitazioni. Anche se il microchip portava il suo nome, l'anima di quel pappagallo era ormai dorica e il suo cuore batteva all'ombra del Duomo. Ha deciso quindi di lasciare "Lu Cich" alla famiglia Bianchi, dichiarando: "Ha scelto lui. Ora parla la lingua della sua casa. La vera casa".

Un pappagallo, due nomi, due mondi lontanissimi che si sono incontrati tra i vicoli di Ancona. Ma, alla fine, un solo, enorme cuore piumato che ha trovato la sua famiglia vera. E che ora, si dice, ogni volta che sente una sirena del porto, commenta affettuosamente con un "Tafadantelculo".

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