Sesso troppo violento: un indiano ricoverato con la frattura del pene

Qualcuno pensa che sia un mito, qualcun altro pensa che a lui non succederà mai, ma è una patologia che i medici conoscono bene, e che potrebbe capitare a tutti. Si chiama frattura del pene. Ed è quanto è successo a un indiano di 32 anni, nel bel mezzo di un rapporto, che è finito purtroppo non come immaginava. Su un’ambulanza che lo ha portato all’ospedale.
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Tutto era cominciato come di normale, e probabilmente il ragazzo era particolarmente “preso” dal rapporto, tanto che il meccanismo di erezione ha dato il suo massimo: si è letteralmente riempito di sangue fino ad esserne ricolmo, e proprio per mezzo di questo meccanismo le vene, che ne causerebbero il reflusso, si chiudono portando ad un indurimento. Indurimento che, però, possiamo vedere come un palloncino pieno d’acqua particolarmente solido. Se premiamo troppo, c’è il rischio che scoppi tutto.
Ed è quanto effettivamente è successo, in questo caso. Il ragazzo, che probabilmente si stava divertendo in modo particolarmente vigoroso, ha sentito un improvviso dolore che lo ha costretto a fermarsi. Poi ha iniziato a vedere il proprio organo diventare sempre più scuro, tendente al nero e, in certi punti, al verde: tra dolori lancinanti, è stato costretto a chiamare l’ambulanza, perché tutto il sangue accumulato nei corpi cavernosi si stava portando fuori, formando un immenso ematoma.
Purtroppo, in questi casi c’è veramente poco da fare, e anche per i medici la risoluzione è tutt’altro che semplice. Anzi, è piuttosto complessa. Perché oltre a dover drenare il sangue di troppo, le ferite che si sono formate e che hanno dato origine alla frattura devono avere tempo di riemarginarsi, e questo è un processo che (in quel punto) è molto doloroso oltre che particolarmente lungo. Insomma, voleva usarlo con vigore ma adesso sarà costretto a non utilizzarlo a lungo, nemmeno in un altro senso ben più frequente, come fare la pipì, che sarà un dolore continuo.
I medici di tutto il mondo, ogni anno, si trovano a curare almeno 1600 casi come questo. Che è un numero basso, considerando la popolazione mondiale, ma non troppo basso da poter definire la frattura una patologia rara a cui sono sottoposte poche persone, magari con qualche malformazione. Perché non è così. I corpi cavernosi infatti sono resistenti, quello si, ma allo stesso tempo non lo sono così tanto da non poter essere rotti, se la pressione effettuata quando sono pieni di sangue è tanta. Come consiglio, i medici dicono di usarlo con moderazione, soprattutto in relazione alla violenza dell’atto. Qualcuno da retta, mentre qualcuno preferisce fare di testa propria. Maschi, fate voi (anzi, facciamo noi, perché sono maschio anch’io): l’immagine che vedete qui sopra mostra le conseguenze di questo gesto. Io l’ho coperta un po’, ma se clicchi sulla fonte la vedrai senza censura. E non è proprio il massimo.
scritto da Valerio Guiggi FONTE
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